Islamofobia: differenze tra le versioni

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L'Agenzia per i Diritti umani dell'Unione Europea (EU Fundamental Rights Agency) conosciuta come FRA, ci fornisce dei dati interessanti. Secondo il sondaggio condotto dalla FRA nel 2017, quattro musulmani su dieci affermavano di essere stati testimoni di episodi di islamofobia diretti verso altri. Le persone che si sono sentite discriminate riferivano che questi atti di violenza accadevano almeno cinque volte l’anno.
L'Agenzia per i Diritti umani dell'Unione Europea (EU Fundamental Rights Agency) conosciuta come FRA, ci fornisce dei dati interessanti. Secondo il sondaggio condotto dalla FRA nel 2017, quattro musulmani su dieci affermavano di essere stati testimoni di episodi di islamofobia diretti verso altri. Le persone che si sono sentite discriminate riferivano che questi atti di violenza accadevano almeno cinque volte l’anno.


Spesso negli stati UE l’islamofobia, così come descritto nel rapporto della ''Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza'', conosciuta come ECRI, l’islam viene raffigurata come una religione ‘straniera’ ed in contrasto con i valori nazionali facendo sì che i musulmani in Europa siano particolarmente vulnerabili a discorsi e crimini d’odio
Spesso negli stati UE l’islamofobia, così come descritto nel rapporto della ''Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza'', conosciuta come ECRI, l’islam viene raffigurata come una religione ‘straniera’ ed in contrasto con i valori nazionali facendo sì che i musulmani in Europa siano particolarmente vulnerabili a discorsi e crimini d’odio.
 
Quello dell’islamofobia è un concetto ampiamente usato nell’attualità e negli ambienti intellettuali. È emerso tra gli ultimi anni ‘90 e i primi del 2000 ad opera di attivisti politici, organizzazioni non governative (ONG), commentatori pubblici e organizzazioni internazionali, per attirare l’attenzione su una retorica dannosa e sugli attacchi contro l’islam e i musulmani nelle democrazie liberali occidentali.
 
L’islamofobia opera una pericolosa generalizzazione riguardo all’islam e ai musulmani. Si basa su pregiudizi e stereotipi negativi. Il termine è generale e può includere varie reazioni: dal pregiudizio comune al discorso di odio e, in casi estremi, ai crimini di odio.
 
Tell Mama, un’organizzazione del Regno Unito che contrasta l’islamofobia e l’odio anti-musulmano, offre questa spiegazione: “L’odio anti-musulmano corrisponde a una certa percezione dei musulmani, che può esprimersi come odio o ostilità esternati nei confronti dei musulmani. L’odio può prendere la forma di retorica antislamica e di manifestazioni fisiche rivolte contro i musulmani o contro persone percepite come tali, oppure contro individui non musulmani ma considerati simpatizzanti dei musulmani e/o delle loro proprietà, contro istituzioni delle comunità musulmane, contro i progressi della loro carriera e contro altre istituzioni religiose e sociali correlate”.


==Statistiche==
==Statistiche==
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Oggi i musulmani costituiscono una piccola percentuale della popolazione europea, attestandosi al 5% circa (Pew Research Center, 2017). Essi sono tuttavia il secondo gruppo religioso per numero: Francia, Germania e Bulgaria ospitano la più alta percentuale di musulmani all’interno della popolazione, tra il 6 e il 25%.  
Oggi i musulmani costituiscono una piccola percentuale della popolazione europea, attestandosi al 5% circa (Pew Research Center, 2017). Essi sono tuttavia il secondo gruppo religioso per numero: Francia, Germania e Bulgaria ospitano la più alta percentuale di musulmani all’interno della popolazione, tra il 6 e il 25%.  


== Miti da sfatare ==
==Miti da sfatare==
Analizziamo ora alcune delle più comuni frasi e idee che giustificano l’islamofobia e i pregiudizi contro i musulmani.  
Analizziamo ora alcune delle più comuni frasi e idee che giustificano l’islamofobia e i pregiudizi contro i musulmani.  


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La libertà di espressione è uno dei pilastri delle società democratiche. Tuttavia, la libertà di espressione è un principio e non un diritto assoluto. Da molto tempo i Paesi Europei hanno posto dei limiti di legge alla libertà di espressione. Come hai potuto vedere nell'attività 1.5, molti di questi limiti sono inseriti nelle leggi emanate in seguito alla Decisione quadro dell’UE del 2008 sul razzismo e la xenofobia, e alle Raccomandazioni di politica generale (1, 5, 6 e 7) della Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI). Per esempio:
La libertà di espressione è uno dei pilastri delle società democratiche. Tuttavia, la libertà di espressione è un principio e non un diritto assoluto. Da molto tempo i Paesi Europei hanno posto dei limiti di legge alla libertà di espressione. Come hai potuto vedere nell'attività 1.5, molti di questi limiti sono inseriti nelle leggi emanate in seguito alla Decisione quadro dell’UE del 2008 sul razzismo e la xenofobia, e alle Raccomandazioni di politica generale (1, 5, 6 e 7) della Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI). Per esempio:


* La sezione 18 del Public Order Act (''Legge sull’ordine pubblico'') del Regno Unito del 1986 afferma che è punibile ai sensi di legge “una persona che usa parole o comportamenti minacciosi, violenti o offensivi, o che mostra qualsiasi materiale scritto che sia minaccioso, violento o offensivo; commette reato se: a) intende in tal modo fomentare l’odio razziale; b) tale azione riguarda tutte le circostanze in cui si possa in tal modo suscitare odio razziale”,<span lang="IT">Analizziamo ora alcune delle più comuni frasi e idee che giustificano l’islamofobia e i pregiudizi contro i musulmani. </span>
*La sezione 18 del Public Order Act (''Legge sull’ordine pubblico'') del Regno Unito del 1986 afferma che è punibile ai sensi di legge “una persona che usa parole o comportamenti minacciosi, violenti o offensivi, o che mostra qualsiasi materiale scritto che sia minaccioso, violento o offensivo; commette reato se: a) intende in tal modo fomentare l’odio razziale; b) tale azione riguarda tutte le circostanze in cui si possa in tal modo suscitare odio razziale”,<span lang="IT">Analizziamo ora alcune delle più comuni frasi e idee che giustificano l’islamofobia e i pregiudizi contro i musulmani. </span>
* La sezione 24 della Legge sulla stampa della Francia del 1881 “considera perseguibile penalmente l’incitamento alla discriminazione razziale, all’odio o alla violenza sulla base dell’origine di una persona o della sua appartenenza (o non appartenenza) a un gruppo etnico, nazionale, razziale o religioso”.
*La sezione 24 della Legge sulla stampa della Francia del 1881 “considera perseguibile penalmente l’incitamento alla discriminazione razziale, all’odio o alla violenza sulla base dell’origine di una persona o della sua appartenenza (o non appartenenza) a un gruppo etnico, nazionale, razziale o religioso”.
* La normativa italiana non prevede, formalmente, il concetto di ‘crimine d’odio’. Tuttavia, l’ordinamento nazionale prevede fattispecie penali che sanzionano la commissione di reati di matrice discriminatoria su basi razziali, etniche, nazionali e religiose.  
*La normativa italiana non prevede, formalmente, il concetto di ‘crimine d’odio’. Tuttavia, l’ordinamento nazionale prevede fattispecie penali che sanzionano la commissione di reati di matrice discriminatoria su basi razziali, etniche, nazionali e religiose.


Per riuscire a fare una distinzione chiara tra libertà di espressione e discorso di odio, è necessario verificare l’esistenza di una correlazione diretta tra le parole espresse e il rischio effettivo che esse possano danneggiare la persona o la comunità cui sono rivolte. È necessario soppesare un certo numero di fattori, tra cui la probabilità che il discorso sfoci nella violenza, l’intento di chi parla – specie se si tratta di una personalità pubblica – e il contesto in cui le parole vengono pronunciate.
Per riuscire a fare una distinzione chiara tra libertà di espressione e discorso di odio, è necessario verificare l’esistenza di una correlazione diretta tra le parole espresse e il rischio effettivo che esse possano danneggiare la persona o la comunità cui sono rivolte. È necessario soppesare un certo numero di fattori, tra cui la probabilità che il discorso sfoci nella violenza, l’intento di chi parla – specie se si tratta di una personalità pubblica – e il contesto in cui le parole vengono pronunciate.
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